Quanto è durato il matrimonio? Ecco quando non spetta l’assegno di mantenimento

La durata del matrimonio è un fattore rilevante quando si determina l’ammontare dell’assegno di mantenimento per il coniuge.

La fine di un matrimonio con la conseguente procedura di separazione non sono mai eventi facili da affrontare. A volte la decisione avviene da una parte sola, altre i coniugi scelgono in accordo di terminare il loro progetto di vita insieme. Non si tratta però di un passaggio facile, anzi si presentano diverse questioni da affrontare tra cui quella relativa all’assegno di mantenimento.

Si tratta di una forma di assistenza economica che si è tenuti a versare all’ex coniuge in caso questo non sia in grado di sostentarsi da solo. Una forma di tutela pensata per le coppie in cui uno dei due per esempio decide di dedicarsi alla casa e ai figli, rinunciando a un proprio reddito. Tuttavia non è raro che qualcuno cerchi di approfittarsi di questa condizione.

Molte coppie infatti spesso convivono, si sposano e si separano in tempi così brevi che essere vincolati all’ex coniuge pare una forzatura. Nei tribunali italiani situazioni del genere sono sempre più frequenti tanto che di recente la Suprema Corte di Cassazione ha voluto esprimersi sull’argomento. A fare testo d’ora in poi sarà l’ordinanza n. 20507 del luglio scorso.

La sentenza dei giudici sull’obbligo di mantenimento

Il testo di questa ordinanza stabilisce i criteri di valutazione a cui attenersi per stabilire se sussista o no l’obbligo di assistenza economica al coniuge. Ci sono infatti alcune eccezioni che fanno perdere diritto all’assegno di mantenimento, tra cui una durata esigua. Il caso esemplare è costituito da una coppia che era rimasta sposata per appena un anno e pochi mesi.

Nonostante la moglie avesse abbandonato il tetto coniugale dopo un periodo così corto il marito si era visto addebitare un assegno da 3.000 euro al mese in primo grado. Aveva subito fatto appello, ma il giudice di secondo grado aveva confermato la sentenza. La disparità economica fra i coniugi infatti risultava consistente e, a parere del giudice, vincolante in tal senso.

Con il ricorso in Corte di Cassazione però alla fine l’avvocato difensore aveva sottolineato un dettaglio importante. Il fatto che la convivenza fosse durata così poco segnalava a suo parere una mancanza di intenti da parte della moglie di costruire una vita assieme. Di conseguenza pretendere assistenza economica appariva fuori questione.

In sintesi secondo i giudici l’assegno di mantenimento può essere richiesto solo in caso si sia formato l’affection coniugalis. Vale a dire un rapporto stabile di affetto e fiducia, che si dimostri tale anche nel tempo.