Nel momento in cui mangi, probabilmente senza rendertene neanche conto, soffri di misofonia. Andiamo a vedere nel dettaglio di che cosa si tratta e che cosa bisogna sapere da questo punto di vista.
Uno dei momenti migliori delle nostre giornate è senza ombra di dubbio rappresentato dal cibo e dalla giovialità e serenità che questo appuntamento ci sa regalare praticamente sempre. Sicuramente nel momento in cui ci mettiamo a tavola a pranzo, ma soprattutto a cena. Ci si rilassa e, se si ha famiglia, si discute di quello che è successo nella giornata, tirando un po’ le somme, come si suole dire in questi casi. In tal senso, però, gli aspetti da tenere in considerazione da questo punto di vista sono sempre tanti.
Tutto quanto detto fino a questo momento potrebbe sicuramente essere rappresentato da una sorta di disturbo. Si chiama misofonia ed anche se ne soffri potresti non sapere, in maniera dettagliata, di che cosa si tratta. Essendo un qualcosa di molto diffuso, andiamo a vedere che cos’è ed in che modo si presenta. E’ un qualcosa di estremamente affascinante e che adesso andremo, per così dire, a segnalare alla tua attenzione.
La parola “misofonia” deriva dal greco: “misos” sta per “odio“, mentre “phone” sta per “suono“. Vuol dire, dunque, il profondo fastidio che si prova verso determinati rumori molto fastidiosi. Chiaramente il fastidio in questione non si limita ad una piccola forma di irritazione, ma si tramuta in sintomi ben precisi ed anche allarmanti. Come l’aumento della frequenze cardiaca, sudorazione e della conduttanza cutanea. Il rumore che maggiormente crea problema ai misofonici è per l’appunto quello di sentire altre persone che mangiano o il pianto di un bambino.
L’organismo, dinanzi a rumori che percepisce come molto fastidiosi, si prepara rapidamente a reagire producendo ormoni come l’adrenalina e il cortisolo, che hanno il compito in natura di preparare all’azione fisica andando ad aumentare la frequenza cardiaca, quella respiratoria e il tono muscolare. Si tratta delle reazioni che ha il corpo nelle situazioni che vengono indicate come “fight o flight”, “combatti o fuggi“. Fondamentali in tal senso gli studi di Miren Edelstein e V. S. Ramachandran della University of California (San Diego) e quelli di Sukhbinder Kumar della Newcastle University.
Non si conosce ancora l’origine di questo disturbo, ma quel che è noto è che gli effetti sono notevoli sul corpo. Con la reazione in questione che potrebbe sembrare eccessiva in chi non si trova ad affrontare un problema come questo.
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